La cucina romana è conosciuta per la sua semplicità rustica e sapori decisi, frutto di tradizioni popolari e dell’ingegno nel valorizzare ingredienti poveri.

- Carbonara
Forse la più famosa delle paste romane, preparata con guanciale, pecorino romano, uova e pepe. La leggenda vuole che sia nata nel dopoguerra, ispirata dagli ingredienti portati dagli americani (uova in polvere e bacon), ma in realtà affonda le radici in ricette contadine locali. - Amatriciana
Originaria di Amatrice, ma adottata a Roma, viene cucinata con guanciale, pomodoro e pecorino romano. Nata come “gricia rossa”, è oggi uno dei piatti simbolo della città. - Cacio e pepe
Forse la più semplice e la più antica: pasta, pecorino e pepe. Il segreto sta nella mantecatura cremosa, frutto di maestria tecnica più che di ingredienti complessi. - Coda alla vaccinara
Uno stufato di coda di bue cotto lentamente con sedano, pomodoro e cacao amaro. Era il piatto tipico dei “vaccinari”, i macellai del quartiere Testaccio. - Trippa alla romana
Preparata con pomodoro, menta romana e pecorino: un piatto della tradizione popolare legato al detto “il sabato trippa”. - Abbacchio alla scottadito
Agnello giovane cotto alla griglia, tipico delle feste e delle gite fuori porta. - Supplì al telefono
Crocchette di riso ripiene di mozzarella, fritte e filanti: lo street food per eccellenza di Roma.

Tradizione e ingredienti poveri
Molti piatti nascono dalla cultura del “quinto quarto”, cioè le frattaglie e parti meno nobili degli animali che venivano consumate dai lavoratori dei mattatoi. Così sono nati piatti come la coratella con i carciofi o la pajata, interiora di vitello cucinate con il sugo.
I carciofi sono un altro simbolo della tavola romana, cucinati in due versioni celebri:
- alla giudia (fritti, tipici della tradizione ebraico-romana),
- alla romana (cotti con aglio, menta e prezzemolo).

Curiosità sulla cucina romana
- Nel quartiere Testaccio, un tempo sede del mattatoio, nacquero molti piatti di frattaglie che oggi sono considerati gourmet.
- La pasta cacio e pepe veniva portata dai pastori durante la transumanza: pepe per stimolare la circolazione, pecorino come alimento stagionato, e pasta secca per la sua lunga conservazione.
- I supplì si chiamano “al telefono” perché, spezzandoli, il filo di mozzarella ricorda il filo del telefono.
- La tradizione dei piatti “del giorno” nelle trattorie romane (lunedì pasta e fagioli, martedì gnocchi, giovedì trippa, ecc.) è ancora viva in alcuni ristoranti storici.
La cucina romana non è solo gusto, ma anche storia e cultura popolare. Dai piatti nati come cibo povero fino ai grandi classici della pasta, racconta la creatività di un popolo che ha saputo trasformare ingredienti semplici in ricette diventate patrimonio gastronomico internazionale.